Fabio Rizzoli, Almanacco dei giorni migliori (primavera)


Almanacco dei giorni migliori (primavera)
Pagine: 200
Isbn: 9788895865454
Collana: Fernandel
Data di pubblicazione: 21 marzo 2011
Leggi come inizia



«Salutiamo primavera scoprendo un talento»

(Giovanni Pacchiano, Il Sole 24 Ore)


Un breve racconto per ogni giorno di primavera, accompagnato da consigli di lettura, visione e ascolto, nonché da un suggerimento ad agire. Una raccolta in cui l’eclettismo della scrittura si sposa con il gusto per la provocazione e la sorpresa.
La lettera di dimissioni di uno scaldatore di sedie, esercizi ginnici per le dita, i dubbi di un inventore di proverbi, una riunione di condominio con vampiri, la timidezza del presidente della repubblica, la confessione di un lanciatore di sassi dal cavalcavia, una dichiarazione d’amore per punti elenco: questo e altro ancora nelle novantadue storie fulminanti di questo almanacco.
Un lunario postmoderno per sopravvivere alla crisi, una lettura per chi vuole catapultarsi in un mondo diverso ogni cinque minuti. Un libro che può fare compagnia anche solo per il tempo di una pausa caffè.
Copertina: Zeronove di Andrea Mattei.

 Fabio Rizzoli è nato a Bologna nel 1974
Quel che segue è un tentativo di lunario, per l’esattezza un lunario primaverile. Che poi è un altro modo per chiamare l’almanacco, specialmente nell’accezione che tanto amava Cortázar, al punto da cimentarsi lui stesso in questo specifico genere letterario, se lo si può definire tale.
Sono due le caratteristiche tipiche di un almanacco: che ogni giorno offra al lettore qualcosa di interessante o di utile, un’informazione che serva a interpretare più compiutamente il mondo, e in secondo luogo che questa pubblicazione possa rendere la molteplicità della vita in scala ridotta.
Nei vecchi almanacchi, infatti, le ricette di cucina erano affiancate alle storie edificanti, l’agiografia del santo del giorno alla pubblicità dell’ultimo ritrovato cosmetico, la poesia ai consigli per evitare lo scorbuto, le fasi lunari alle meraviglie dell’umanità. L’unità del lunario era costituita proprio dalla sua dilagante dispersione nelle varie sfere dello scibile, per consegnare tanto all’uomo di città quanto al contadino degli strumenti (spesso completamente fantastici) capaci di dare un senso al mondo, specialmente a quello che non potevano vedere, perché distante o perché inesistente.
Prima di scrivere questo libro mi sono chiesto che forma potrebbe avere al giorno d’oggi un lunario, dato che il web e più in generale i mezzi di comunicazione sopperiscono ampiamente alla parte divulgativa. La mia impressione è che, in questo eccesso di informazione, ciò che rischia di andare perduto sia il riferimento alla sfera immaginifica del mondo. E allora l’attuale funzione dell’almanacco potrebbe essere quella di trasportare la nostra esperienza in una dimensione leggermente sbilanciata, “spostata”. L’almanacco potrebbe dunque diventare uno strumento che, invece di raccogliere ulteriori informazioni (che ormai ci impediscono di vedere), ci spinga a disegnare una carta geografica su cui tracciare linee di fuga che partano dalla nostra poltrona e continuino a correre oltre i confini del foglio.
I testi di questo lunario, che rispettano la regola ferrea dell’uno-per-giorno, sono come camere singole, ma tutte dello stesso hotel. Aprendo una porta vi potrà capitare di trovarvi di fronte a una coppia in crisi, a una maestra sadica, a un inventore di proverbi. Tutto il viavai di persone e cose che incontrerete nelle prossime pagine è solo un modo per restituire il fantastico al quotidiano, attraverso le sue più diverse sfaccettature, fino ad arrivare al punto in cui non ha più significato parlare di omogeneità o eterogeneità, perché tutto appartiene a un’unica ragnatela di senso.
In quest’ottica – e nella tradizione dell’almanacco – ogni testo è preceduto da una serie di suggerimenti di ascolto, visione e lettura, ed è seguito dal consiglio di un’azione da compiere. La scelta delle musiche, dei film e dei libri da associare ad ogni singolo racconto è ovviamente arbitraria e segue regole del tutto imprevedibili: in alcuni casi assonanze tematiche o stilistiche, in altri suggestioni comuni, in altri ancora debiti espliciti, e così via. L’idea, comunque, non è tanto quella di chiedere al lettore di immergersi in un’esperienza “totale”, come andava di moda dire qualche tempo fa, quanto quella di calare ogni testo nella ragnatela a cui accennavo, con l’invito esplicito a partire per la tangente.
Buona lettura, buona primavera.


Rassegna stampa

  • «Partite per la tangente!» (Vanity Fair, 23 marzo 2011)

  • «Una fantasia iperbolica, una creatività debordante» (Il Venerdì di Repubblica, 18 marzo 2011)

  • Ben tre pagine (3 pagine!) di anticipazione su D di Donna (19 marzo 2011)

  • «C'è qualcosa di nuovo nell'aria» («Marie Claire», aprile 2011)

  • Recensione su Elle.it (Désirée Capozzo, 22 marzo 2011)

  • «A questo lunario moderno si possono dedicare cinque minuti al mattino o alla sera» (Donna Moderna, 25 marzo 2011)

  • «Salutiamo primavera scoprendo un talento» (Giovanni Pacchiano, Il Sole 24 Ore, 27 marzo 2011)

  • «Niente scorpacciate, leggete un capitolo al giorno» (Silvia Manzani, «Il Qui», 31 marzo 2011)

  • «Un libro delizioso e originale» (Fulvio Caporale, la Voce di Romagna, 2 aprile 2011)

  • «Scacciapensieri» (Valeria Parrella, «Grazia», 25 aprile 2011)

  • «92 storie folgoranti, stralunate, folli e spietate. Bellissime» (Sabrina Camonchia, L'Informazione, 24 aprile 2011)

  • «Un almanacco di buone letture» (Achille Scalabrin, QN, 8 maggio 2011)

  • «Un esordio felice» (Alberto Sebastiani, la Repubblica, 18 maggio 2011)

  • «Rizzoli, da buon virtuoso, non si nega nessuno stratagemma» (Giona A. Nazzaro, Rumore, giugno 2011)

  • «Mi piace rimbalzare da una vita all'altra» (Flair, luglio 2011)

  • «Nuovi talenti si affacciano sulla scena della narrativa italiana» (Fulvio Caporale, «Qui Libri», luglio-agosto 2011)

  • Recensione su raccontopostmoderno.com (8 settembre 2011)


  • I libri di Fabio Rizzoli pubblicati da Fernandel