Phoebe Gloeckner, Vita da bambina

e altre storie

Vita da bambina
Pagine: 160
Isbn: 9788887433906
Collana: Illustorie
Formato: cm 17 × 24
Data di pubblicazione: 1 settembre 2007
Traduzione di Elena Battista

Lo sguardo di una bambina puntato al cuore della famiglia borghese

Apparse per la prima volta negli Stati Uniti nel 1998, le storie a fumetti della bambina Minnie sono l’indispensabile prologo al capolavoro di Phoebe Gloeckner Diario di una ragazzina. L’autrice racconta la sua vita di bambina in vicende dai toni a volte onirici e infantili, ma a tratti di un realismo talmente crudele da diventare un’esplicita denuncia di abusi psicologici e sessuali. Nella San Francisco degli anni sessanta e settanta la piccola Minnie si trova alle prese con un patrigno irascibile e violento, una madre succube e assente e amicizie pericolose. In questo contesto di disgregazione affettiva, lo sguardo della giovane protagonista resta coraggiosamente puntato dritto al cuore della famiglia borghese per raccontarne il disfacimento e l’orrore.

Così la stampa


«La Gloeckner è una figura leggendaria del fumetto underground» (Publishers’ Weekly)

«Una delle migliori disegnatrici USA, la più forte personalità femminile del comic underground contemporaneo» (Repubblica XL)

«Un impietoso ritratto di una società e di uno stile di vita medio borghese che mostra il suo volto più egoistico, edonista e vacuo» (Pulp)
Phoebe Gloeckner è nata a Philadelphia, ma è cresciuta a San Francisco. Ha studiato disegno anatomico alla San Francisco State University e nel 1988 ha conseguito un Master of Arts in disegno biomedico presso il Southwestern Medical Center dell’università del Texas. Disegna fumetti underground fin dall’adolescenza e ha illustrato il controverso romanzo di J.G. Ballard The Atrocity Exhibition (trad. it La mostra delle atrocità, Feltrinelli, 2001). Nel 1998 ha pubblicato A Child’s Life and Other Stories, con una prefazione di Robert Crumb, che l’ha consacrata come disegnatrice professionista. Lo scrittore Kevin Killian a questo proposito ha commentato: «la Gloeckner affronta un’incredibile varietà di temi sociali e sessuali e, un viaggio dopo l’altro, li attraversa artisticamente in modo così acuto e brillante da sembrare un Henry James dei giorni nostri». Ha esposto le tavole dei suoi disegni al San Francisco’s Cartoon Art Museum e ha tenuto conferenze all’Università di Harvard, al San Francisco Art Institute e alla California School of Arts and Crafts. Nel 2000 ha vinto il premio ComicCon’s.

Rassegna stampa

  • «La prima volta di Minnie» (Francesca Frediani, «D di Repubblica», 15 settembre 2007).


  • «Vita terribile di una bambina» (David Vecchiato, «Repubblica XL», ottobre 2007).


  • «Il libro esprime con forza il concetto pasoliano della mostruosità della classe media» (Francesco Boille, «Internazionale», 21 settembre 2007).

    La reinvenzione degli spazi, la fiaba che subentra al mondo reale come meccanismo di autoprotezione, cespugli che racchiudono nascondigli segreti. La statunitense Phoebe Gloeckner ribalta e trasfigura con crudezza i meccanismi psicologici dell'infanzia. Dopo l'eccellente Diario di una ragazzina, la casa editrice Fernandel propone la riedizione di una raccolta di racconti brevi, più o meno autobiografici, su grandi sofferenze. Racconti dal segno "sporco", mossi dall'urgenza comunicativa che è tipica delle opere d'esordio. Il libro esprime con forza il concetto pasoliano della mostruosità della classe media, declinato al femminile.

    «Bisogna abituarsi. E ne vale la pena» (Alessandro Diele, www.flashfumetto.it, 2 ottobre 2007)

    Alcuni autori sembra si divertano a prenderti a pugni. Pugni forti, precisi, da pugile di vecchia scuola, che arrivano dritti all'addome e ti lasciano una spiacevole sensazione di nausea, accompagnata però dalla consapevolezza che quei pugni ti serviranno, ti chiariranno le idee, ti renderanno più forte. Uno di questi autori è Phoebe Gloeckner: dopo aver letto il suo Vita da bambina, recentemente pubblicato in Italia da Fernandel, ti senti come se il tuo stomaco fosse diventato un maledetto punching ball.
    Ideale prologo del Diario di una ragazzina della stessa Gloeckner, Vita da bambina ripercorre l'infanzia tragica e surreale di Minnie, alter ego dell'autrice. Una sorellina invadente, una madre poco presente e un patrigno irascibile e con una passione malsana per le ragazzine segnano nel profondo l'esperienza di vita della giovane ragazza, che si ritrova sballottata da una figura maschile all'altra, tutte parimenti inaffidabili, tutte parimenti perverse e profittatrici. Non che le figure femminili facciano una figura migliore: a volte superficiali, a volte proprio stupide, quasi sempre vittime senza la forza (o la voglia) di reagire. E poi il sesso, la droga, i sogni e la fantasia, la sofferenza di sentirsi diversa.
    E così facendo si va oltre, si passa dalla storia personale di Minnie a una critica più ampia. Critica anzitutto nei confronti della società borghese e perbenista e delle mille maschere che utilizza per nascondere la propria faccia. Critica poi nei confronti dell'essere umano, estremizzato nei suoi vizi e nelle sue perversioni.
    Phoebe Gloeckner è un caposaldo del fumetto underground statunitense, con tutto ciò che ne consegue a livello di stile narrativo e grafico: per un lettore abituato al fumetto mainstream, il modo di raccontare è strano, a tratti ossessivo, a tratti ripetitivo. I ritmi delle storie sembrano sballati e la conclusione di ciascun racconto sembra non aver aggiunto nulla alla storia. Anche i disegni sembrano per certi versi brutti. Errore. Tutto ciò che in questo fumetto può essere percepito come sgradevole è frutto di una scelta precisa. La confusione e l'incertezza sia dei dialoghi che dei disegni, l'inconcludenza delle storie narrate, vanno apprezzate lentamente, passo a passo, dopo numerose letture. Tutti questi aspetti rispecchiano perfettamente il senso di inadeguatezza e incertezza che permea la vita della piccola Minnie. Insomma, bisogna abituarsi. E ne vale la pena.
    D'altronde, i primi pugni ti fanno male e basta. Solo dopo, nel mezzo del match, impari a capire dove vuole andare a parare chi ti sta di fronte, e inizi a cogliere le sfumature del suo stile. E ad imparare da lui. O da lei.

    «Parole che non mollano, fino in fondo» (Valeria Rusconi, «Rolling Stone», ottobre 2007).

    Se non avete mai sentito parlare di Phoebe e del suo alter ego a matita, Minnie, dovreste procurarvi Vita da bambina, leggerlo, inorridire, commuovervi e poi prestarlo ai vostri genitori. Perché? Perché nel suo primo libro a fumetti, una raccolta di storie ognuna delle quali è un capitolo di 20 anni della sua adolescenza (pubblicato negli Stati Uniti nel 1998, nel 2002 è invece uscito Diario di una ragazzina), Phoebe Gloeckner fa sembrare maldestri e inutili i ragionamenti degli adulti in cerca di decifrare gli adolescenti. Minnie è una bambina come probabilmente ce ne sono troppe, con una madre assente, un patrigno che la plagia facendole credere che i suoi abusi siano amore, che conosce la droga, donne rovinate e molti uomini che le devasteranno l’esistenza. Sfogliate questo libro, perché i disegni di Phoebe sono capolavori che attraverso il male insegnano cos’è l’amore e la pietà; ma per favore, bruciate l’introduzione del maestro a cui Phoebe deve moltissimo, uno dei padri fondatori del fumetto underground americano, Robert Crumb: le sue sono parole sadiche e sconsiderate, che aggiungono dolore al dolore, sembrando persino più buie degli uomini che la piccola Minnie ha incontrato.

    «Una panoramica dettagliata dell’universo Gloeckner» (Andrea Pomini, «Rumore», ottobre 2007)

    A pochi mesi dalla pubblicazione della sua graphic novel più significativa (Diario di una ragazzina), Fernandel bissa con la fumettista statunitense Phoebe Gloeckner, rimettendo in circolazione questa raccolta di storie brevi. Uscita nel 2002 da Topolin e oggi ritradotto, arricchita da una nuova introduzione – spassosa, senza freni e lievemente inquietante come da copione – della leggenda Robert Crumb, amico di famiglia che conosce Phoebe adolescente e la ritrae in una tavola qui inclusa. Nonché da una premessa scritta oggi dall’autrice, e da cinque storie mancanti nella prima edizione. Vita da bambina diventa così un riepilogo completo di quanto disegnato tra il 1976 e il 1998: nella serie di storie che dà il titolo al libro, una sorta di prologo che completa e prepara il terreno alle vicende della ragazzina che verrà. Nelle altre, una panoramica dettagliata dell’universo Gloeckner. In entrambi i casi, trattasi di roba impietosamente autobiografica, ossessionata e ossessionante, che trabocca da ogni centimetro quadrato di tratto nero e grottesco.
    Una storia personale fatta di “padre assente, madre alcolista e compagno della madre anche troppo presente”, vita di strada nella San Francisco tossica degli anni ’70, sesso raramente gioioso, sogni collettivi o individuali che crollano impietosamente, se mai sono riusciti a nascere del tutto. Storia affrontata da Gloeckner con un taglio che unisce ironia amara, cinismo e innocenza nel raccontare uno squallore estremo ad ogni livello, dai pensieri ai fatti concreti. Una società malata alla radice, nelle sue manifestazioni più convenzionali come in quelle più alternative. Qualche lieto fine c’è, e il percorso dell’autrice ne è la dimostrazione, ma sono salvezze mai del tutto libere dal peso del passato. Come la mamma al supermercato di Cose divertenti da fare con le ragazzine (significativamente firmato Phoebe “Non si dimentica mai niente” Gloeckner…), l’essenza di quanto detto finora in tre pagine che lasciano il segno.

    «Una “papessa” del fumetto underground» (Massimiliano Panarari, Repubblica Bologna, 2 ottobre 2007)

    Phoebe Gloeckner (di cui Robert Crumb dice tutto il bene possibile) è una “papessa” del fumetto underground – e come poteva essere diversamente vista la sua biografia? Perché se la preadolescenza è, sempre e dovunque, un’età difficile, se la si è passata nella San Francisco post liberazione sessuale e delle droghe come se piovesse, potete immaginarvi… Dopo il celebrato Diario di una ragazzina, Fernandel pubblica ora la raccolta di racconti a fumetti Vita da bambina (pp. 158, euro 15; trad. di Elena Battista), con al centro l’infausta esistenza cui viene sottoposta la piccola Minnie. Una critica non bacchettona agli egoismi e alla disgregazione della famiglia borghese americana partorita dalla stagione del flower power, tra violenza, sesso di rapina, alcool, prostituzione e deriva morale. E tanta solitudine…

    «Un’inequivocabile lettura scabrosa» (Porzia Bergamasco, Rodeo magazine, ottobre 2007)

    Sono cose che succedono. Alla cui verità non ci si abitua mai, neanche se la grancassa dei media ce lo ricorda quotidianamente. Non ci si può abituare perché eccede lo scorrere tranquillo di come dovrebbero andare le cose. Soprattutto se riguardano la vita di una bambina, tante bambine. Il suo sviluppo, le sue pulsioni e il suo ingresso nel mondo dell’adolescenza. Se riguardano il suo guardarle a distanza di anni, quando l’ingresso nella vita adulta è ormai compiuto prima ancora di accorgersene. E non è stato indolore, pur se quasi naturale. Proseguimento violento che trae nutrimento in luoghi dimenticati e prende il colore psichedelico della notte e delle bottiglie di alcolici. Ce lo racconta, con molta umanità e senza mezze misure, Phoebe Gloeckner con parole e disegni in Vita da bambina E altre storie, “prologo” di Diario di una ragazzina. Sembra un innocuo libro a fumetti, ma le tavole – dettagliate ed espressive – di questa graphic novel esprimono un’inequivocabile lettura scabrosa. Crudele. Scandalosa, come solo la vita può essere. E Phoebe ce lo ricorda. Raccontando la sua.

    «Un tocco brutale e innocente» (Daniela Liucci, MIA magazine, novembre 2007)

    Considerate una delle leggende del fumetto underground, dopo Diario di una ragazzina, Phoebe Gloeckner torna con una nuova storia. I ricordi della difficile infanzia e della violenta adolescenza di Minnie nella San Francisco degli anni ‘60-’70 sono animati da un tocco brutale e innocente, coraggioso e graffiante, che colpisce e affonda coscienze e occhi come una lama.

    «Imperdibile» (Francesca Falcone, www.ilcritico.com, 22 ottobre 2007)

    Spesso si dibatte sulla differenza tra fumetto e letteratura, sul diverso valore dei due generi, sulla ormai stigmatizzata inferiorità stilistica ed emozionale del primo; il fumetto è sovente considerato un’arte di serie B, un passatempo faceto, una fonte di letture banali e forse anche poco costruttive. Gli amanti della letteratura non difficilmente si imbattono in libri che apportano cambiamenti nel loro modo di pensare e nella loro visione del mondo, che li attraversano e in qualche modo permangono, lasciando un segno; ci sono fumetti, credo piuttosto rari, che provocano questi stessi sconvolgimenti anche in chi, uso alla lettura lineare, non è abituato ad approcciarsi a quella per immagini. E’ senza dubbio questo il caso di Vita da bambina e altre storie, una raccolta di strisce e di tavole create da Phoebe Gloeckner tra il 1976 e il 1998; il libro, edito da Fernandel, costituisce un prologo ideale alla sua opera più importante, Diario di una ragazzina, uscito lo scorso anno per i tipi della stessa casa editrice. Apre il volume una piacevole e ironica introduzione di Robert Crumb, amico della Gloeckner nonché acclamato fondatore del fumetto underground; a seguire due premesse dell'autrice, nelle quali si rivolge al pubblico con toni confidenziali, avvalendosi di aneddoti quanto mai accessori e personali, quasi a voler stabilire da subito un dialogo informale coi lettori, preparandoli al clima fortemente intimistico che pervade tutta l'opera. Sarebbe banale definire il lavoro della Gloeckner utilizzando la sola etichetta di fumetto autobiografico; il racconto che ci viene offerto è talmente personale e aperto da far sentire noi lettori quasi a disagio, come se fossimo famelici voyeur, scrutatori attenti di scene di un passato scomodo, che riemerge in ogni tavola, senza eufemismi o edulcorazioni. Sullo sfondo di una San Francisco corrotta nei costumi e moralmente annientata dagli effetti della liberalizzazione sessuale degli anni ‘60, la piccola Minnie, alter ego dell’autrice bambina, si muove all’interno di una realtà tanto abietta e cruda da apparire quasi irreale: una madre assente, perduta nell’alcolismo, un patrigno che abusa di lei, amicizie deviate e rapporti patologici fatti di droga e di sesso mercificato nei sobborghi di Polk Street. Una bambina quasi adolescente che si rinchiude in se stessa, che si concede alle voglie altrui, manipolata e ingannata da tutti, e che si aggrappa a chi, come la prostituta Tabatha, le offre dapprima affetto e protezione e finisce poi per circuirla e venderla in cambio di una dose. Al racconto autobiografico si intreccia l'aperta critica nei confronti della famiglia medio-borghese americana, che l'autrice non manca di smascherare con coraggio e fermezza nei suoi vizi e nelle sue brutture; al disfacimento emotivo di Minnie fa quindi da specchio la disgregazione totale della realtà affettiva di questo squarcio di realtà americana, in due piani narrativi che si mantengono sempre organici e coerenti, nonostante la frammentarietà dell'opera. Lo sguardo attento e impietoso della piccola Minnie trova resa grafica nel tratto della Gloeckner, che, mai uguale a se stesso, appare in continua evoluzione, a volte scarnificato e ridotto al minimo, a volte volutamente sporcato e quasi “barocco”. L'abilità della disegnatrice sembra stare proprio nel riuscire a creare un rapporto collaborativo tra il disegno e lo stato emotivo che ha ispirato ogni singola pagina; la descrizione delle scene e i ritratti dei personaggi non lasciano spazio ad omissioni, i fumetti sono finemente dettagliati (eredità della sua professione di illustratrice medica) e presuppongono quindi una forte carica partecipativa da parte del lettore, invitato a soffermarsi fino a dissezionare chirurgicamente ogni tavola. La lettura diventa una vera e propria esperienza formativa, un viaggio difficile e doloroso attraverso le trame di un volume coinvolgente, di forte impatto; un fumetto che riunisce in un corpus unico la pienezza narrativa di una graphic novel, l'immediatezza sarcastica delle strisce umoristiche e la varietà espressiva di un'autobiografia letteraria. Secondo le parole di Robert Crumb «uno dei capolavori del fumetto di tutti i tempi, proprio uno dei primi in assoluto»; imperdibile, sia per gli appassionati del genere, sia per chi desideri avvicinarsi al mondo del fumetto attraverso una lettura di qualità, che sicuramente non lascerà delusi.

    end faq

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    I libri di Phoebe Gloeckner pubblicati da Fernandel: