Ramize Erer, Matrimoni

La Turchia vista dalla camera da letto

Matrimoni
Pagine: 96
Isbn: 9788887433920
Collana: Illustorie
Formato: cm 14 × 20
Data di pubblicazione: 25 novembre 2007
Traduzione di Anna Lia Proietti

Le contraddizioni di un paese islamico viste dalla camera da letto


DDopo l’Iran di Marjane Satrapi, ecco un nuovo sguardo ironico e amaro su un paese, la Turchia, solo apparentemente distante dal nostro. La società di cui parla Ramize Erer nelle strisce a fumetti del suo Matrimoni, è raccontata attraverso i rapporti tra uomini e donne in un paese islamico che assomiglia molto alla nostra Europa. Pungenti e disincantate, le vignette della Erer non risparmiamo gli uomini, ma sono straordinariamente acute nel raccontare anche le idiosincrasie e le perfi die femminili. Tracciando l’inevitabile declino dell’istituzione del matrimonio, la Erer descrive la difficoltà di evolversi di tutta una società, proponendo al lettore un provocatorio spaccato dell’odierna Turchia dal punto di vista della camera da letto.


 Ramize Erer
Ramize Erer è nata nel 1963. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Istanbul, ha iniziato a disegnare fumetti già alle scuole superiori. Ha disegnato per molte testate, tra cui l’unica rivista femminista turca. Da dieci anni disegna la striscia di uno dei principali quotidiani turchi, “Radikal”. In Turchia ha pubblicato molti libri a fumetti. Matrimoni è il suo primo lavoro tradotto in Italia.
Ramize Erer è sposata con Tuncay Akgün, anch’egli fumettista: hanno due figlie e vivono a Istanbul.
Ramize Erer e le donne turche di Elettra Stamboulis

Attenzione donne, dimenticate quello che vi è stato detto a scuola: probabilmente la lettura è un danno. Se infatti prendiamo i dati comparativi tra donne e uomini dell’Unione europea, emerge con chiarezza che uno dei pochi indicatori per i quali la donna supera l’uomo è quello relativo alla lettura: in tutta Europa le donne leggono di più. Se è per questo vanno anche di più a teatro (con l’eccezione di Francia e Portogallo), ma tutto ciò non le aiuta a ottenere stipendi equiparabili a quelli maschili, a laurearsi con la stessa frequenza dei colleghi dell’altro sesso, e in generale a ottenere quel posto al sole che la semplice dichiarazione di parità dei diritti non è in grado di garantire.
Ma non abbattiamoci, ci sono i paesi terzi. Soprattutto la Turchia, un paese laico sì, ma di tradizione musulmana, e quindi fortemente maschilista. Anche qui attenzione: ci sono contraddizioni e ombre, ma per alcune cose le donne turche vantano dei primati. Il principio di parità era già stato garantito dall’Impero ottomano nel 1857, e le donne turche hanno ottenuto il diritto di voto nel 1934, mentre per le italiane c’è voluta una catastrofica guerra mondiale. Inoltre in Turchia le donne ricoprono posti chiave in settori come la Borsa e le nuove tecnologie, settori che dalle nostre parti sono tradizionalmente di pertinenza maschile. Basta questo per dire che le donne turche hanno gli stessi crucci di quelle francesi? La risposta non può essere che "ni": bisogna considerare con attenzione molti fattori per poter comprendere una società complessa.
La satira e il fumetto sono elementi preziosi, che possono aiutare nella ricostruzione di questo puzzle, in quanto strumenti largamente popolari e fortemente sintetici. In Turchia ci sono donne che si dedicano all’arte della "caricatura" (è il termine più vicino a quello usato in turco per definire il genere), e tra queste una delle disegnatrici più famose in patria è proprio Ramize Erer.
In questo suo libro, l’autrice con sottile ironia ci racconta molte donne e molti matrimoni, quindi anche molti uomini. Il suo paese, non diversamente dal nostro, ha diverse identità; convivono il tradizionalismo più bieco e repressivo e una libertà sessuale sbandierata e frivola. Fra questi due estremi ci sono tante sfumature e Ramize, nel suo lungo lavoro di disegnatrice attenta alla società, le scandaglia tutte. Ricorda molto da vicino autrici come Claire Bretecher, che ha legato il proprio nome all’identità fragile e ambigua delle donne post liberazione sessuale, e Maitena, che cartografa le abitudini e le ossessioni femminili delle donne ispaniche. E nel nostro paese? In Italia c’è Silvia Ziche, che negli ultimi anni ha creato una striscia simile a quelle di Ramize, ma con un minore interesse sociologico e un maggiore autobiografismo.
Il lavoro della satira sociologica è tutto sommato semplice: si tratta di guardare dallo spioncino e di ritrarre la realtà e le sue contraddizioni. È quindi un lavoro di cronaca, nel quale, per colpire il bersaglio, bisogna togliere fronzoli, dettagli, sintetizzare, e Ramize Erer è una maestra della sintesi satirica. Si possono leggere articoli e saggi sulla figura del tipico marito conservatore turco, ma attraverso la battuta sagace ne cogliamo i tratti e le idiosincrasie con eccezionale velocità. E così scopriamo che accanto al classico turco baffuto esiste anche il turco alternativo seguace della vita naturale…
Paradossalmente la forza delle strisce di quest’autrice non consiste nel fatto che esse rappresentano la voce di un mondo orientale e diverso dal nostro: è esattamente il contrario. Quello che più colpisce è la vicinanza culturale, il nostro identificarci con estrema facilità nei discorsi privati femminili, nei pensieri esplicitati delle donne che compaiono in questo libro. Non sono così diverse da noi le donne turche. Alcune portano il velo, altre la minigonna. Ma sembra che anche sul Bosforo il romanticismo spesso si infranga contro il muro del matrimonio.

Rassegna stampa

«Critica sociale e l’indagine psicologica si intrecciano in vignette graffianti, assolutamente disincantate e provocatorie» (Francesca Falcone, www.ilcritico.com, 14 aprile 2008).

Tra il marzo e l’aprile 2007 la Galleria d’arte Mirada, con sede a Ravenna, ha ospitato il Komikazen, festival del “fumetto di realtà”, incentrato su tematiche sociali e politiche; la seconda edizione, dal titolo “La Turchia ride” si è focalizzata sul tema del disegno satirico turco, indagato attraverso la presentazione di strisce e vignette dei maggiori disegnatori del paese, già collaboratori, in patria, della celebre rivista «Le Man».
Il settimanale, quasi completamente a fumetti e con una distribuzione vasta e capillare in tutta la Turchia, oltre a costituire importante strumento di indagine e critica delle contraddizioni politico-sociali del paese, è diventato, ormai da vent’anni a questa parte, un vero e proprio fenomeno di costume e un laboratorio-fucina per giovani talenti. Fondata negli anni ottanta dopo il colpo di Stato, in un clima oppressivo e oscurato dalla cappa della censura, la rivista nasce con chiari intenti satirici, e le penne dei disegnatori diventano ben presto occhi che guardano in modo pungente e dissacrante all’attualità politica e alla quotidianità del singolo cittadino, facendo emergere le profonde contraddizioni del paese, in costante bilico tra tradizione e modernità, ancorato al passato, ma mosso da speranze di crescita ed energie politicamente attive e proiettate sul futuro. Conoscere la rivista e i suoi protagonisti permette di avvicinarsi al dibattito politico della Turchia in modo assolutamente inedito; quello che potrebbe colpire i lettori italiani è la notevole vicinanza delle vignette agli schemi e ai moduli della nostra satira politica più tradizionale. Alcune battute dei personaggi di «Le Man» potrebbero ritrovarsi nelle strisce di Staino, nei balloon di Vauro o di Elle Kappa, a dimostrazione di come paesi che appaiono tanto dissimili dal punto di vista del retroterra culturale possano trovarsi a contatto, conoscersi e indagarsi reciprocamente proprio attraverso l’universo fumettistico. La lettura può quindi essere non solo strumento di approfondimento politico, ma può anche erigersi a percorso di emancipazione, invitandoci ad abbandonare i nostri sguardi “occidentali”, forse troppo spesso chiusi da pregiudizi o velati dal facile luogo comune e a prendere coscienza dei numerosi elementi di vicinanza con un paese che potrebbe continuare ad apparirci, erroneamente, troppo distante.
Tra gli ospiti del festival anche Ramize Erer, punta di diamante della rivista «Le Man», nonché nota al pubblico turco per le irriverenti strisce di Evlilik, uscito a Istanbul nel 2004 e recentemente tradotto in Italia col titolo di Matrimoni dalla casa editrice Fernandel.
La critica sociale e l’indagine psicologica si intrecciano in vignette graffianti, assolutamente disincantate e provocatorie; la Turchia è osservata dal punto di vista intimo e privato della camera da letto, le dinamiche culturali trovano resa espressiva in scene coniugali sclerotizzate dall’ironia; tra le mura domestiche nascono litigi, si rivelano tradimenti, si delinea l’immagine di matrimoni sull’orlo di crisi talmente parossistiche e distorte da risultare esilaranti. Il vincolo matrimoniale si rivela instabile e falsato, retto da interessi economici e pericolosamente adagiato su fragili basi sentimentali. Sul terreno di scontro uomini rudi ed egoisti, con comportamenti sleali che puntualmente sembrano trovare giustificazione in modelli sociali fallocratici e conservatori; a fronteggiarli da una parte donne esauste, che a stento resistono in nome della sacralità matrimoniale, dall’altra figure femminili istruite e indipendenti, che cercano con tutte le forze di liberarsi da ruoli forzatamente imposti dall’esterno. Al tradizionalismo più chiuso si affianca dunque un atteggiamento assolutamente frivolo e libertino, in una mescolanza di sfumature contrastanti che l’autrice fonde abilmente, dandoci un interessante esempio di ciò che la curatrice del volume, Elettra Stamboulis, definisce “sintesi satirica”.
Scorrendo le vignette della Erer, indagando e spiando con lei dietro le cortine dei talami nuziali, ci troviamo di fronte al quadro di un mondo straordinariamente prossimo alle nostre dinamiche culturali; le contraddizioni dipinte dall’autrice sono quelle dei nostri tempi, le stesse che possiamo ritrovare nel nostro quotidiano, nella routine delle nostre esistenze. In questo volume è facile allora ritrovare l’ironica disperazione delle disavventure sentimentali di Lucrezia, personaggio nato dalle matita di Silvia Ziche o la visione disincantata della vita propostaci per anni nelle vignette tutte femminili di Pat Carrara. La lettura non lascia spazio al perturbante o allo straniante; la forza espressiva dei moduli narrativi della Erer consiste proprio nel far respirare a noi lettori un clima di assoluta prossimità culturale, facendoci riconoscere e rispecchiare perfettamente nelle voci che, dalle griglie delle strisce, urlano il loro desiderio di rivalsa e di autoaffermazione.

end faq

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