Francesca Violi, Un anno a Casale Nuovo

E allora buon anno


«B
envenute nel vostro regno!»
Denis è figherrimo in smoking. Ci fa strada nello stanzone, tra le file di appendiabiti carichi di grucce coi cartellini numerati. «Seicento e rotti. E io spero proprio di riempirle tutte. Da quello che dicono i PR, mi sa che ci siamo»
«Bravo micio» dice Eva toccandogli il culo, «vedrai che sarà un successone da stiro».
«Mi raccomando, ragazze» fa lui, e ci ripete ancora quanto è importante che non ci siano casini al guardaroba, che è contento che ci siamo noi, eccetera.
«Ma sì, micio, tranquillo... Guarda qui invece!» Eva ci strizza l'occhio: «Ragazze, pronte? Via!»
Tutte e cinque insieme ci togliamo i cappotti; Eva il suo lo lascia addirittura cadere in terra, anche se è bianco: «Ta-daa!»
Io e le altre ci scambiamo uno sguardo incredulo: la stronza porta un miniabito optical scollatissimo. Nuovo. Comperato apposta senza dircelo. «Non ha senso bruciarsi tutto il guadagno della serata per un vestito»: su questo eravamo tutte d'accordo, a parole. Ma no, lei...
Denis ride compiaciuto: «Ah, tutte vestite di bianco e nero... che bella idea!»
«Non siamo le guardarobiere più gnoccherrime del mondo?» Eva gli butta le braccia al collo e lui se la attira contro.
Che faccia. E dire che siamo qui per farle un favore, l'ultimo dell'anno a lavorare, così lei fa bella figura col suo ragazzo. Ma ora ha esagerato! Bisogna proprio darle una piccola lezione di vita, e io ho fatto bene a portarmi l'arma segreta. Vedremo chi rovinerà la serata a chi, penso mentre guardo le mani di Denis scivolare sul vestitino bianco e nero. Ecco, adesso si mettono a slinguare... Per fortuna la scena d'amore viene interrotta dall'arrivo dei camerieri che devono cambiarsi. Denis ci presenta quelli del piano terra, una ragazza e un tipo alto brufoloso: «Se volete qualcosa da mangiare o da bere, chiedete pure a loro». Il brufoloso ha la faccia di uno che ha visto la madonna.
Verso le nove cominciano ad entrare gli ospiti: prima pochi alla volta, poi sempre di più, ed è un campionario di zarri da stiro! Un mare di giacconi, cappotti, piumini, bomber, giubbotti, spolverini, loden, pellicce, stole, e sotto spuntano i look più improponibili (la gente figa mica viene a queste feste) ma non c'è tempo di commentare, è un continuo: prendi giacca, dài numero, appendi giacca, prendi giacca... Noi sgobbiamo, Eva fa la capa; e così finché le grucce sono quasi tutte piene.
A quota seicento Eva strilla: «Vado a dirlo a Denis!» e si eclissa sculettando sugli stivali.
Improvvisamente la gente ha smesso di arrivare e non abbiamo più un tubo da fare.
Dal piano di sopra sentiamo venire la musica. Non possiamo neanche ubriacarci perché il momento critico è la resa dei capi a fine serata. Ogni volta che passano intercettiamo i camerieri e ci facciamo qualche stuzzichino, ma per lo più stiamo qui dietro al bancone a cazzeggiare e a sparlare di Eva, di quanto se la tira da quando sta con Denis.
«Il peggio secondo me è quando si sforza di far finta che sia tutto come prima, no?»
«Sì, ma è troppo evidente che si sente la più figa, la più carica del gruppo...»
«...tre metri sopra noi comuni mortali!»
Intanto il cameriere brufoloso ha cominciato a fermarsi di sua iniziativa: ci porta i mini-panini, e poi delle tartine, e il vino, e la frutta, e ogni volta ne approfitta per attaccare bottone. Impeditissimo. «Di dove siete?» «Quanti anni avete?» e intanto mi guarda fisso. Che bella serata!
Alle undici mi decido. «Be’, ragazze, non so voi, ma io ne ho abbastanza». E tiro fuori dalla borsetta l'arma segreta: «Cosa ne dite se cominciamo a divertirci un po' anche noi?»
Le altre guardano per un attimo il flacone di Guttalax, e poi tutte e quattro scoppiamo a ridere fortissimo. È troppo divertente immaginare il romantico dopo festa che la nostra amica passerà a casa di Denis: un monolocale da stiro in centro, peccato il bagno senza finestre!
Ogni tanto Eva viene un po' dietro il bancone a far presenza, ma non riusciamo mai a farle bere la pozione magica.
E poi è mezzanotte! Tutta la villa, e anche fuori, è un casino: botti, fuochi, tappi che saltano, la gente che urla e soffia in quelle trombette cretine. Brindiamo per conto nostro, un po' scazzate.
Eva tacchetta di corsa verso di noi; ha la faccia contenta e i capelli pieni di lustrini: «Eccomi, eccomi! Voglio brindare subito anche con voi!»
Ci siamo. Le porgo il suo bicchiere speciale, ma lei lo sposta con la mano: «No, ragazze, zero!». Tutta fiera mi caccia sotto al naso una bottiglia di Veuve Clicquot: «Vi ho portato quello buono!». Merda! E adesso? Eva intercetta il brufoloso e gli chiede dei bicchieri puliti, e io cerco di escogitare un piano B, ma non mi viene in mente niente. Il cameriere torna con cinque coppe: Eva si mette a versare lo champagne.
«Buon anno! Evviva!» Alza la sua coppa e anche noi, automaticamente, le nostre.
«Ragazze, posso approfittare?»
Ci giriamo tutte: è il brufoloso che ha parlato.
«Sì, insomma, tu ne hai due...»
È vero, ho ancora in mano il flûte di prima, sto per dire qualcosa ma lui senza aspettare me lo prende. Forse potrei urtare il bicchiere, rovesciarlo, ma lui l'ha già alzato in posizione da brindisi: «Ecco, allora, posso? Con le ragazze più belle della festa?»
«Ma certo!» Strilla Eva.
Il brufoloso batte il bicchiere contro i nostri, nel mucchio, poi contro il mio: «Allora buon anno!» e butta giù tutto in un sorso lo spumante e venti gocce di Guttalax. Poi mi guarda e arrossisce: «E voi? Cioè, e tu? Non bevi?»

© gennaio 2010 Francesca Violi