Francesca Violi, Un anno a Casale Nuovo

La sirena


L’ho sognata di nuovo, la ragazza della spiaggia. L'ho vista solo una volta, l'estate scorsa. Ero arrivato al mare a Casale Marina verso le sei, un po' stonato dalle canne, dal caldo e dall'ennesima litigata telefonica con Anna (in quel periodo non facevamo che litigare). C'era tanta gente, bambini che strillavano, e soprattutto un duo di logorroiche amiche di mia madre che non volevo rischiare mi attaccassero bottone, allora sono andato in fondo, verso gli scogli. Là è più tranquillo. Sdraiato sulla pancia, occhiali da sole, ipod a palla, ho cominciato a fissare il luccichio del sole sull'acqua che era un vero flash.
E poi a un certo punto, proprio in mezzo ai riflessi, a un metro dalla riva, ho visto una testa uscire dall'acqua, una testa di ragazza. I capelli erano neri d'acqua e lunghissimi, così le galleggiavano tutto intorno, come delle alghe. Aveva il viso e le labbra luccicanti di gocce, e occhi grandi che guardavano verso di me. Ci siamo fissati non so per quanto. Mi ricordo che la musica dell'ipod, anche se l'avevo dritta nei timpani, mi sembrava lontanissima. Avevo la bocca impastata. Distesa nell'acqua bassa la ragazza si è avvicinata ancora di più alla riva, così sono emerse le sue spalle lucide, robuste, da nuotatrice, e poi le tette: grandi e rotonde, si vedevano benissimo sotto il costume giallo. Ha alzato il braccio come per salutare, ed è stato allora che mi sono accorto che portava dei braccioli gonfiabili, tipo quelli per bambini. Troppe canne, ho pensato.
E invece erano proprio braccioli, arancione fosforescente. Ho deciso che dovevo avvicinarmi, così mi sono alzato e facendo finta di niente, girato dall'altra parte, ho fatto qualche passo, tipo ma sì andiamo un po' a pucciare i piedi in mare. Proprio in quel momento dalle mie spalle è arrivata una signora robusta in costume. È entrata decisa in acqua e ha detto: «Allora pesciolina, ti sei stancata di stare in mare?» E la ragazza sorridendo in mezzo a tutto quel luccichio: «Per ora mamma, per ora!»
Così la donna si è chinata e ha aperto le braccia, e la ragazza si è aggrappata a lei, che l'ha sollevata di peso tenendola abbracciata contro di sé. La parte di sotto del corpo della ragazza era come di una bambina di sei anni e rattrappita, non si muoveva. La donna con la figlia in braccio è risalita piano piano verso la strada, fino a un punto dove c'era una sedia a rotelle e una borsa frigo, e lì con l'aiuto di un signore anziano hanno appoggiato la ragazza a sedere su un asciugamano.
Da allora alla spiaggia non l'ho più vista. Probabilmente erano turisti di passaggio. Però ogni tanto la sogno, quella ragazza (se lo sapesse Anna, che sogno una che non è lei).
Il sogno è sempre uguale. Proprio come quel giorno siamo alla spiaggia, lei è nell'acqua vicino a riva e mi guarda e allora io mi avvicino. Poi mi saluta con la mano e vedo che stavolta non porta i braccioli. Le sorrido e anche lei mi sorride in un modo che mi sento sciogliere. Alla fine si volta verso il largo e nuota via, e non si vede ma si capisce da come nuota che al posto delle gambe ha una coda di pesce.

© ottobre 2009 Francesca Violi