Stefano Amato, L'apprendista libraio (agosto 2009)


LETTERA APERTA ALLA COPIA DI GUERRA E PACE EDIZIONE BUR INVENDUTA DA QUASI UN ANNO E ORMAI RICOPERTA DI POLVERE

Cara copia di Guerra e pace edizione BUR invenduta da quasi un anno e ormai ricoperta di polvere,
probabilmente io e te ci stiamo chiedendo la stessa cosa: perché nessuno ti vuole comprare? Perché i clienti ti lanciano un’occhiata distratta, e poi si lasciano assorbire da romanzetti che hanno per protagoniste donne shopping-dipendenti, o giovani trentenni in crisi d’identità? Io, come sai, ogni tanto ci provo. Se qualcuno mi chiede un consiglio, butto lì: «Che ne dice di un bel classico senza tempo?», ti tiro fuori dallo scaffale – anche per farti prendere un po’ d’aria – e ti mostro come un gioielliere mostrerebbe un pezzo pregiato. Ma quelli nemmeno ti guardano, quasi. Preferiscono le novità, dicono. Be’, peggio per loro.
All’inizio pensavo che nessuno ti volesse perché come edizione non sei molto curata. Le pagine, per esempio, sono troppo sottili. Talmente sottili che con un piccolo sforzo si riesce a leggere il contenuto della pagina seguente. E questo, ne converrai, per un romanzo della tua mole è un difetto non da poco. Qualcuno mi ha anche fatto notare che il carattere a stampa è troppo piccolo e che l’interlinea andrebbe aumentata. Secondo qualcun altro «non è detto che un classico debba per forza essere un buon libro». Se vuoi sapere la mia opinione, è questa: tutte scuse. Secondo me, copia di Guerra e pace edizione BUR invenduta da quasi un anno e ormai ricoperta di polvere, la gente verso di te nutre un unico sentimento: la paura. Avrai notato infatti che dialoghi del genere abbondano, quando si tratta di te.
«Avete Guerra a pace
«Eccolo!» Dico io.
«Ah, è così grosso?»
«Be’, sì. Ma è proprio questo il bel…»
«Per carità», dice il cliente di turno facendo un gesto con la mano, «ci metterei una vita a finirlo. Avete niente sulle venti pagine?»
Che vuoi che ti dica? Evidentemente l’uomo moderno trova troppo faticoso muovere i propri occhi avanti e indietro.
E poi di te recentemente si parla poco. La tua sfortuna è di essere capitata in libreria dopo il polverone sollevato dalla versione televisiva. Ma la gente è così. Compra qualsiasi cosa gli dica di comprare la TV. Appena ne traggono una fiction o un film, tutti a chiedere di quel libro. Le copie dei Viceré, di Orgoglio e pregiudizio e del Curioso caso di Benjamin Button ti confermeranno le mie parole.
Altra tua sfortuna: statisticamente, sei in cima alla lista dei libri che tutti dicono di avere letto anche quando non è vero. In pratica, alla domanda «hai letto Guerra e pace?», nessuno risponde di no, anche se non l’ha mai nemmeno sfogliato. La gente preferisce farfugliare cose tipo «certo che l’ho letto» guardando da un’altra parte, oppure «sì, tanto tempo fa», o «una volta, da piccolo». È chiaro quindi che ti lascino a riempirti di polvere. Chi ha bisogno di leggere un libro che virtualmente ha già letto? Questo, in un certo senso, fa di te una specie di Quarto potere letterario.
Io comunque quest’estate farò di tutto per venderti, sebbene ultimamente non è che me la passi un granché bene in libreria. Tanto per cominciare, come avrai notato non entra quasi mai qualcuno di interessante. I clienti sono talmente dei pecoroni, che a volte quando aprono bocca mi stupisco che parlino la mia stessa lingua anziché belare. In più c’è da dire che sto perdendo una battaglia che speravo non dico di vincere, ma di non combattere affatto. Parlo di riuscire a non provare astio verso voi libri. Quei libri che prima di lavorare in libreria amavo, divoravo, coccolavo, annusavo, abbracciavo. Mentre ultimamente, quando svuoto gli scatoloni dei nuovi arrivi, troppe volte mi sorprendo a trattarli come oggetti di poco valore, come se stessi scaricando mattoni da una carriola. E questo non posso tollerarlo, copia di Guerra e pace edizione BUR invenduta da quasi un anno e ormai ricoperta di polvere. Come tutti i veri amanti dei libri, io pensavo di avere un rapporto privilegiato con voi. Eravate al mio servizio, pronti a essere letti, a fornirmi erudizione ed esperienza del mondo. Oggi è il contrario. Sono io al vostro servizio. Sto diventando un libraio vero, uno di quelli che conosce tutti i libri, ma non ne legge mai uno intero; che legge una decina di pagine sparse, giusto per capire di cosa tratta. E neanche questo posso tollerare.
Io ero di quelli che anche quando tutto andava a scatafascio, non mi lasciavo abbattere, perché la notte c’era pur sempre un bel libro ad aspettarmi sul comodino. Ora no. Non ho più neanche questo. Sto diventando una di quelle persone tristi che non leggono, che nei libri vedono solo un prodotto commerciale da vendere o comprare, una vile incarnazione temporanea del denaro.
Ecco perché ho deciso che la mia missione per quest’estate sarà venderti, copia di Guerra e pace edizione BUR invenduta da quasi un anno e ormai ricoperta di polvere. È qualcosa che mi sento in dovere di fare. Cascasse il mondo, ma io entro la fine di agosto sarò riuscito a venderti.
Tuo,
Apprendista libraio.

© 2009 Stefano Amato