Stefano Amato, L'apprendista libraio (aprile 2010)


Il cliente difficile



E così eccoci arrivati all’ultima puntata di questa serie dell’«Apprendista libraio». Sono passati due anni esatti da quando, in preda a una serie crescente di tic nervosi, proposi la rubrica alla redazione di Fernandel. Che cosa è successo nel frattempo?
Vediamo. A parte essere passato attraverso tre storie sentimentali, avere imparato un paio di importanti lezioni di vita e smesso di suonare la chitarra in un gruppo punk, ho formulato una sorta di teoria unificante riguardo ai clienti con cui mi tocca avere a che fare ogni giorno. Più che una teoria, in realtà, è una definizione. La definizione di "cliente difficile". Nella sua semplicità è disarmante (strano che non ci sia arrivato prima) e vi rientrano tutte quelle persone di cui ho raccontato in queste pagine, ma anche alcune che ho tralasciato. Come quelli che trovano noioso prendere un libro e pagartelo, e s’inventano sempre – sempre – nuovi metodi per portare a termine la transazione: «Facciamo così: me lo metti da parte e io te ne pago un terzo ora, un terzo la settimana prossima e l’ultimo in estate, ok? Intanto ti pago il secondo quinto di quell’altro libro che mi hai messo da parte l’anno scorso, ti ricordi?»
O come gli studenti universitari che ti ordinano testi introvabili, se non fuori catalogo, con la richiesta di farglieli avere al più presto possibile.
«Cioè? Entro quando ti servono?»
«L’esame è dopodomani, fai tu».
Ma sto divagando. Torniamo alla definizione.
Dunque: dicesi "cliente difficile" qualsiasi essere umano senza distinzione di sesso, età, etnia o credo religioso che, oltrepassata la soglia della libreria, causi nel commesso di libreria l’emissione di un gemito. Detto gemito somiglia a qualcosa del tipo: «Oh no, ancora tu?»
Il bello di questa definizione è che ha valore preventivo. Nel senso che il gemito a volte scappa anche con clienti mai visti o di passaggio. E non mente mai. Se scappa, vuol dire che ci sono guai in arrivo. Basta un’occhiata.
Già, perché in questi due anni ho imparato a catalogare i clienti al primo sguardo. Questo non vale solo per la loro "difficoltà". Di alcuni, dopo due secondi netti riesco a indovinare i gusti, la domanda (idiota) che mi stanno per fare, se hanno sbagliato negozio, se devono fare un regalo eccetera.
Ecco qualche esempio.
Indossi un completo comprato ai grandi magazzini, tieni in mano una ventiquattrore vuota e ti avvicini al bancone marciando? Al novantanove per cento cerchi dei libri su come diventare un leader e/o manuali di management tipo Chi ha spostato il mio formaggio?
Porti gli occhiali da sole anche all’interno della libreria e sei vestito da velista wannabe? «È uscito qualche nuovo libro di Fabio Volo?»
Motociclista con giubbotto di pelle a ferragosto? Qualunque cosa sulla legge dell’attrazione o, in alternativa, Osho.
Sessantenne con borsello, che usa un dopobarba capace di svuotare la libreria in dieci secondi netti? Facile: stai per chiedermi la biografia di un papa a piacere.
Vecchietta incazzata con il mondo che fissa il commesso come se volesse farlo a pezzi: Sveva Casati Modignani tutta la vita.

In questi due anni ho anche scritto e pubblicato il mio primo romanzo. S’intitola Le sirene di Rotterdam, è uscito nel novembre scorso per Transeuropa e, se ve lo state chiedendo, non ha per protagonista un apprendista libraio. Dopo qualche mese, forse perché mi stavo annoiando, ho lanciato l’iniziativa «Le Sirene in viaggio», con la quale m’impegnavo a mettere in circolo la mia copia autore del libro. Funziona come una catena: io l’ho mandato al primo che mi ha contattato, lui al secondo, e così via. Ho aperto un sito (http://sireneinviaggio.blogspot.com) per coordinare la cosa. Chi vuole può partecipare, anche se a breve smetterò di accettare partecipanti: più siete, infatti, e più probabilità ci sono che le poste perdano il libro. E sarebbe un peccato, perché al romanzo ho allegato una bacheca pieghevole di carta velina su cui i partecipanti possono scrivere quello che vogliono, e un giorno vorrei poter leggere quello che ci avrete scritto sopra.

Ripeto: questa è l’ultima puntata della prima serie. Non so ancora quando inizierà la seconda, che formato avrà; forse lo stesso, o forse sarà qualcosa di completamente diverso. Ci sto ancora pensando. Si accettano consigli. Se qualcuno ne ha, può scrivermeli nei commenti.
A presto!  

© 2010 Stefano Amato