Sfinge (Eugenia Codronchi Argeli), La costola di Adamo


La costola di Adamo
Pagine: 224
Isbn: 9788832207675
Collana: Le oblique
Data di pubblicazione: 10 maggio 2024
Leggi l'introduzione di Jessy Simonini



Ravenna, anni dieci del Novecento: la giovane Andrea Norbani esercita la professione di medico, ed è una delle figure più in vista del Partito repubblicano. Soggetto eccentrico, lontano dai canoni della femminilità e dai ruoli predefiniti, Andrea si divide fra le cure ai malati e la battaglia politica, che conduce in un mondo esclusivamente maschile, restando fedele ai valori del mazzinianesimo. Le sue certezze vacillano quando si innamora del leader del partito rivale, il socialista Filippo Spada: l’incontro con Spada coincide con la scoperta dell’amore come sentimento universale di liberazione e di fratellanza, che ricuce le fratture, placa gli odi di parte e i conflitti. La relazione fra i due militanti politici si consuma in una Romagna segnata dalla violenza della Settimana rossa, in cui socialisti e repubblicani, anarchici e rivoluzionari si uniscono in una lotta comune contro il bellicismo nazionalista e la repressione esercitata dallo Stato.
La costola di Adamo si può leggere come un romanzo d’amore su uno sfondo storicamente e politicamente definito, ma anche come un romanzo psicologico nel quale la protagonista, dopo una vita trascorsa lontano dai precetti di genere, quasi priva di corpo e carnalità, rientra nei ranghi delle norme coniugali ed eterosessuali.
Scritto da Sfinge, pseudonimo di Eugenia Codronchi Argeli, autrice femminista, figura significativa della cultura romagnola e italiana di inizio secolo, questo romanzo può inserirsi anche nell’attualità a noi più vicina, imponendoci di ragionare sulle categorie del genere e della norma, nonché sui rapporti fra narrazione, vicende storiche e realtà politica.

Eugenia Codronchi Argeli (1865-1934) ha pubblicato per tutta la vita con l’enigmatico nom de plume di Sfinge. Imolese d’origine, figlia del politico liberale Giovanni Codronchi, femminista ante litteram, Sfinge è stata una delle protagoniste del panorama letterario italiano dei primi decenni del Novecento, a partire dal suo romanzo d’esordio, Il colpevole, pubblicato da Zanichelli nel 1900, il primo di una lunga serie. La sua scrittura, già proiettata su un orizzonte novecentesco e modernista, è il riflesso di un’esperienza biografica originale e di una personalità libera ed emancipata.


Come inizia

La notte era fredda e bianca di luna. Nelle vie strette, rigate d’ombre scure e nitide, non passava alcuno. Un uomo frettoloso, avvolto in una gran cappa nera, si accostò ad una casa dall’aspetto vetusto, che si allargava alla base come in un antico piò di torre. Se ne scostò un momento, alzò il capo a guardarla in lungo ed in largo, come per assicurarsi che non si sbagliava; poi, risoluto, alzò con forza il pesante martello della porta. Dopo qualche minuto una delle tre finestre a sesto acuto della facciata si aprì, ed una chiara voce senza impazienza interrogò: «Cosa c’è?»
L’uomo dal basso fece, pure in tono interrogativo: «Il dottore? C’è gran bisogno che venga subito. Quello della guardia notturna, qui alla farmacia, è stato chiamato altrove… credo ci sia stata una rissa… Mi raccomando a lei…
La voce dall’alto chiese: «Di che cosa si tratta? Sono tre notti che non mi lasciano dormire…»
L’uomo disse affannoso: «È un caso di premura. È un bambino. Si tratta di mal di gola… Per carità, venga!»
La voce lassù disse: «Vengo».
La finestra si richiuse: ed erano passati pochi minuti quando l’uomo che camminava su e giù per non intirizzirsi, udì la porta aprirsi e vide uscirne l’impellicciata figurina del dottor Andrea.
«Accidenti!» fece. «Si chiama far presto! Vuol che le porti qualche cosa?» disse così perché aveva visto che la donna portava in mano una borsa capace.
«No. Grazie. Ditemi piuttosto: da chi andiamo?»
L’uomo esitò un poco. «Ma… veramente, non so s’io debba dirlo… Lei, del resto, fa il medico, e quando c’è un malato grave da curare…» disse queste ultime parole alzando la voce, l’accento un po’ rude. [...]

Rassegna stampa
  • «Maschia, salottiera, femminista. Chiamatela Sfinge» (Piersandro Pallavicini, «La Stampa Tuttolibri», 22 giugno 2024)


  • Dal blog "Il sapore di un libro", 16 maggio 2024
    Appena ri-pubblicato da Fernandel, in realtà il romanzo, scritto dall’enigmatica Sfinge, vide la luce nel 1918 presso la casa editrice Treves. La storia ruota attorno ad Andrea Norbani di Ravenna, mazziniana repubblicana, che esercita la professione di medico. Attorno a lei si coagula un gruppo di fedeli, attivi nella propaganda preelettorale. Le elezioni di cui si parla sono quelle del 1914, le prime in cui viene esteso il suffragio a tutti i maschi, pochi mesi prima della settimana rossa che vede proteste e insurrezioni in tutta la Romagna. Andrea ci appare inizialmente come la tipica amazzone, femminista ante litteram, nella quale la ragione prevale sul sentimento e sulla passione finché…non si innamora di Filippo Spada, socialista integerrimo, suo avversario politico. E qui potremmo sprecare tutti i più vieti luoghi comuni sui diversi che si attraggono, ma…lasciamoci catturare dalla piacevolezza della lettura che, malgrado qualche arcaismo e leziosità di troppo - legati ai canoni letterari del tempo - risulta incantevole. Così il tempo scorre nella lettura che ci porta a scoprire qualche aspetto poco conosciuto della nostra storia patria, fino alla logica conclusione del romanzo, che termina nell’unica maniera possibile.
    Il sapore che ci piace ricordare è quello del cioccolato, che Andrea regala in abbondanza al piccolo Trottola, quale segno del suo affetto per lui.

  • «L'identità di genere al centro di un romanzo di oltre un secolo fa» (RavennaToday, intervista a Jessy Simonini, 12 maggio 2024)